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Sanità Digitale: previsioni per lo sblocco della paralisi attuale

lentepubblica.it • 18 Dicembre 2014

Dai dati dell’Osservatorio Netics, qualche previsione sull’andamento del mercato IT per la Sanità: qualcosa si muove, ma è ancora troppo poco. E per il 2015 la crescita prevista è un infimo +1,17%. La palla passa alle Regioni: sono loro, che possono fare la differenza e invertire un trend di calma piatta.

Il mercato IT per la Sanità italiana (pubblica e privata) chiude il 2014 a 1.534 milioni di euro, facendo segnare un modesto +1,05% rispetto al 2013.
La sola sanità pubblica (Stato, Regioni, ASL e AO/AOU) ancora una volta non riesce a sfondare la barriera psicologica del miliardo di Euro, assestandosi a 964 milioni.
Questi i dati dell’Osservatorio Netics, frutto di due survey effettuate nel corso del 2014 che hanno coinvolto 19 Regioni (su 21), 194 tra ASL, AO e AOU e un’ottantina di strutture private.

Per il 2015, Netics prevede una crescita ancora limitata a un modestissimo +1,17% quasi interamente ascrivibile al livello regionale e direttamente o indirettamente correlato a progetti di Fascicolo Sanitario Elettronico e a “code” progettuali in tema di e-prescription.
Continua a decrescere la spesa a livello aziendale (ASL, AO, AOU), soprattutto per effetto delle azioni di spending review che incidono sensibilmente (-6,2%) sulla spesa corrente.
Molti tra i CIO intervistati faticano a fare previsioni che vanno oltre i 12 mesi: si “naviga a vista”, in poche parole.

Ciò che però sfugge a molti analisti, e che Netics ha iniziato a rilevare a partire dal 2013, è la crescita (che potremmo definire “spettacolare”) del gap esistente fra quelle che sono le direttrici di intervento governate dai CIO e i bisogni reali espressi dagli utenti.
Soprattutto a livello ospedaliero, siamo in presenza di una domanda che rimane pressoché inascoltata. E non solamente per mancanza di budget.
In alcuni casi, questa domanda inascoltata “trova sfogo” attraverso iniziative parallele di “Shadow IT”: sfuggendo al controllo e al governo dei CIO, nascono reti “clandestine” in Pronto Soccorso, nei reparti di degenza, negli ambulatori.
Questo fenomeno rischia di ingigantirsi negli anni a venire, soprattutto se si considera il gap fra le priorità di investimento dichiarate dai CIO e le direttrici di evoluzione del sistema sanitario nazionale.
In un mondo che tende a deospedalizzare il paziente, si continua a dichiarare investimenti sulla cartella clinica di reparto. Tanto per fare un esempio.
Si contano sulle dita di 4-5 mani i CIO che stanno iniziando a prendere seriamente in considerazione soluzioni di Patient Workflow Management e Patient Relationship Management, tanto per fare un altro esempio.

Sembra un paradosso, ma in realtà non lo è: Netics stima che il mercato IT Sanità in Italia potrebbe crescere di un discreto 6-7% “anche subito”, se soltanto i CIO fossero capaci di intercettare i bisogni inespressi di un SSN in profonda mutazione.
E il top management sarebbe assolutamente pronto a endorsare iniziative in questa direzione, se soltanto decidesse di “far crescere” i CIO trasformandoli da “capi CED” a veri manager dell’innovazione.
Dalla logistica del farmaco ai PDTA, da un nuovo approccio alla gestione della relazione con l’assistito a strumenti per la clinical governance: niente che non sia già ampiamente disponibile sul mercato, se soltanto lo si volesse davvero fare.

Anche i vendor hanno la loro parte di responsabilità: tutti presi a “vendere cose ai CIO”, non riescono a compiere un salto di qualità nella loro attività di proposizione buttando il cuore oltre l’ostacolo e avviando discorsi a un livello più alto di interlocuzione.
Paradossalmente, anche le società ICT “in-house” che si occupano di Sanità non riescono ad andare oltre alla quotidianità del Fascicolo e della Ricetta Elettronica, contribuendo a mantenere “piatto” un mercato che potrebbe crescere molto più di quel poco che i dati rilevano.

Per non parlare del mercato delle App e delle wearableco technologies, pronto a esplodere da un momento all’altro. Qui il rischio è fortissimo: se il SSN non si mette nelle condizioni di “intercettare” questa domanda, rischia di restarne fuori per sempre.
E questo non è bello, se vogliamo (e lo vogliamo!) un SSN universale, equo e sostenibile.

In questo campo deve giocare un ruolo centrale il Ministero della Salute: sia sotto il profilo della certificazione (omologazione) dei dispositivi (e una App, se parla di salute, è un dispositivo medico!) che – soprattutto – attraverso il “governo del dato”.
A livello operativo compete principalmente alle Regioni, a perimetro legislativo invariato e in funzione del loro ruolo di governo dei fondi strutturali 2014-2020, il ruolo di catalizzatore dell’innovazione in sanità. Mettendo insieme tutti gli operatori del SSN e i vendor e dando vita a piani regionali di sanità digitale coerenti col livello centrale (quando sarà finalmente disponibile il “Master Plan” del Patto di Sanità Digitale) e finalizzati a realizzare un’infrastruttura sopra la quale possa svilupparsi un mercato aperto, libero e competitivo.
A quel punto, potremo cominciare a giocarcela coi principali Paesi UE. E tornerà una crescita a due cifre del mercato IT in Sanità.

 

 

FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)

AUTORE: Paolo Colli Franzone

 

 

 

fascicolo sanitario elettronico

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